31/10 - 19.41
Oggi vi proponiamo due pagine scritte da un giovane Ludwig van Beethoven nel pieno della sua affermazione viennese per strumenti a fiato. Si tratta del Trio per due oboi e corno inglese in do maggiore op. 87 e delle Otto Variazioni in do maggiore per due oboi e corno inglese su “Là ci darem la mano” dal Don Giovanni di Mozart WoO 28. Eseguono Heinz Holliger e Hans Elhorst agli oboi e Maurice Bourgue al corno inglese in una registrazione del 1979.
Il filone della musica per fiati godeva di grande popolarità nella Vienna degli anni Novanta del Settecento: un repertorio destinato a un pubblico colto ma non necessariamente professionale, in cui Beethoven seppe infondere inedita profondità espressiva e coerenza formale.
Il Trio op. 87 si distingue per la chiarezza architettonica e il rigore tematico che preannunciano la maturità classico-romantica del compositore. Il dialogo serrato fra i tre strumenti rivela un gusto quasi sinfonico per l’equilibrio timbrico e la dialettica motivica, mentre la scrittura evita ogni mera funzione decorativa, trasformando il tradizionale divertimento in una forma cameristica di piena autonomia artistica.
Le Variazioni su “Là ci darem la mano” WoO 28, composte l’anno successivo, mostrano invece il volto più brillante e sperimentale del giovane Beethoven. Il tema mozartiano, tratto dal duetto tra Don Giovanni e Zerlina, diventa pretesto per una serie di trasformazioni di sorprendente varietà espressiva e tecnica. L’omaggio al modello viennese si unisce a un gusto per la parodia e l’invenzione contrappuntistica che anticipano la libertà beethoveniana delle grandi variazioni pianistiche.
Insieme, questi due lavori segnano l’inizio del percorso di Beethoven nel campo della musica da camera: un laboratorio stilistico in cui il compositore misura le possibilità del linguaggio classico, già proiettandolo verso la forza drammatica e l’autonomia formale che diventeranno la cifra della sua maturità.