26/11 - 17.14
Esa-Pekka Salonen dirige la Los Angeles Philharmonic Orchestra in due pagine scritte da Béla Bartók negli ultimi anni di vita.
In apertura ascoltiamo il Concerto per orchestra scritto nel 1943 durante l’esilio americano. Secondo Sergio Sablich si tratta di “un ritorno alle esperienze compiute in gioventù dal maestro, rivisitate ora con la saggezza dolorosa della vecchiaia, riunendo le espressioni di un patrimonio culturale e musicale che da Liszt, Brahms, Strauss e financo Debussy arriva al tocco leggero di quell’autentico filone etnico magiaro, tanto amato e indagato da Bartók nel corso di tutta la vita”.
A questa “pagina di rasserenata e meditata riflessione, quasi un’oasi di pace dopo tanti tumulti spirituali”, come nota ancora Sablich, contrapponiamo la Musica per corde celesta e percussione, animata dall’aggressiva tensione ritmica e dalle taglienti immagini timbriche che più spesso caratterizzano le pagine di questo compositore. Scritta nel 1936 su commissione dell’Orchestra di Basilea diretta da Paul Sacher, la partitura è articolata in quattro movimenti attraversati da uno stesso tema secondo il principio della forma ciclica lisztiana.