13/01 - 13.26
Francis Poulenc ha avuto rapporti di profonda amicizia e collaborazione con alcuni poeti, in particolare con Guillaume Apollinaire. È celebre la frase del 1945: “Si l’on mettait sur ma tombe: Ci-gît Francis Poulenc, le musicien d’Apollinaire et d’Eluard, il me semble que ce serait mon plus beau titre de gloire”. I frutti di queste collaborazioni sono melodie vocali da camera, che costituiscono non solo il capitolo più ampio nel catalogo di Poulenc ma anche una delle testimonianze più alte della sua arte compositiva. Le si potrebbe definire lo specchio fedele della sua personalità multiforme, tanto ricca di contrasti e contraddizioni da spingere lui stesso a definirsi “Poulenc-Janus”. Così le mélodies presentano una pirotecnica varietà stilistica che non impedisce il riconoscimento, in ogni frammento, della cifra stilistica del suo autore.
Ne ascoltiamo cinque nell’interpretazione del baritono Pierre Bernac accompagnato dallo stesso Poulenc al pianoforte: Banalités, Le Pont, Montparnasse, La Grenouillère e Calligrammes in una registrazione del 1958.