25/09 - 19.57
John Eliot Gardiner dirige l’Orchestre Révolutionnaire et Romantique nel Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra in si bemolle maggiore op. 19 di Beethoven con Robert Levin al fortepiano.
Composto tra il 1787 e il 1795 e rielaborato più volte fino alla pubblicazione nel 1801, quest’opera giovanile è già eloquente nel segnalare la personalità emergente del compositore. Pur precedendo cronologicamente il Concerto n. 1, la numerazione lo colloca come “secondo” per ragioni di pubblicazione.
L’influenza di Haydn e soprattutto di Mozart è evidente nella chiarezza formale e nell’eleganza del fraseggio, ma tutti di Beethoven sono la tensione dialettica tra solista e orchestra, l’uso incisivo dei contrasti dinamici, l’inventiva tematica che tende a superare la convenzione galante. Nel movimento lento, Adagio, la scrittura pianistica assume un carattere lirico e meditativo che annuncia il lirismo più intimo dei lavori maturi, mentre il Rondò conclusivo mette in risalto il virtuosismo del solista con uno humour ritmico tipicamente beethoveniano.