02/05 - 20.30
Il compositore svizzero Frank Martin, nato nel 1890 e morto nel 1974, scrisse Golgotha, oratorio per soli, coro misto, orchestra e organo tra il 1945 e il 1948. Nel 1945 Marti vede tre stampe di Rembrandt dedicate al Calvario da cui rimane impressionato. Da allora si mette al lavoro per creare una sua Passione. “Avrei voluto poter condensare l’intero dramma, terribile e magnifico, in un’unica opera brevissima, come fece Rembrandt sul suo modesto foglio di carta”, ha dichiarato Martin. “Tuttavia, capii presto che un’opera musicale ha esigenze diverse da un’incisione, o persino da una poesia. (…) Giunsi alla conclusione che un oratorio, per le sue dimensioni, avrebbe potuto fornire la cornice e l’atmosfera necessarie per esprimere un simile tema. Mi resi anche conto che se avessi usato solo le parole dei Vangeli, non sarei stato in grado di stabilire una forma musicale coerente; avevo bisogno di testi che potessero esprimere un commento lirico, una sorta di meditazioni sui diversi episodi del dramma sacro, per dare un senso a ciò che questi episodi significano per noi. Così, inevitabilmente, mi stavo avvicinando alla concezione classica delle Passioni, come i grandi capolavori magnificamente espressi di J.S. Bach: un altro motivo per esitare! Tuttavia, mi sembrava che ogni periodo storico dovesse avere il diritto di tentare di esprimere i temi importanti che nutrono le nostre menti, e che una nuova visione della sofferenza di Cristo e della sua vittoria sulla morte avrebbe potuto fornire una maggiore attualità, almeno per alcuni. Inoltre, mi resi conto che il rischio di produrre una copia umile delle Passioni classiche era minimo. In queste Passioni seguiamo la storia della morte di Cristo, una storia raccontata a un’assemblea di credenti che reagiscono con corali, arie e gruppi corali. La mia idea, al contrario, era di rivivere il dramma sacro, e soprattutto di evocare la persona divina di Cristo, di mostrarlo prima di tutto in azione, mentre condanna gli ipocriti farisei con lo stesso vigore di quando scacciò i mercanti dal tempio; poi di mostrarlo durante l’Ultima Cena, mentre prepara i discepoli alla sua partenza; poi nella sua angoscia nel Getsemani. Infine, nella seconda parte, durante il processo, di mostrarlo, dopo aver superato l’angoscia, mentre risponde al Sommo Sacerdote e a Pilato con pace e autorità divine. Il commento, le parti di carattere lirico, avrebbero solo intervallato i diversi atteggiamenti di Cristo. Ho avuto la fortuna di trovare testi di Sant’Agostino, lunghe meditazioni sul mistero della Passione da cui ho tratto estratti per integrare il racconto dei Vangeli. Fedele alla prima idea, ispirata dall’incisione di Rembrandt, ho cercato di mettere in luce la persona di Cristo, lasciando tutti gli altri nell’ombra; per questo motivo, ho deciso di non menzionare il rinnegamento di San Pietro. Solo due figure gli si oppongono: il Sommo Sacerdote e Ponzio Pilato. Poiché non intendevo seguire passo passo il racconto della Passione da un solo Vangelo, ma offrire una visione d’insieme del dramma sacro, ho scelto da ciascun Vangelo ciò che ho ritenuto essenziale e più adatto al mio scopo. Il risultato sono sette scene, la prima delle quali è l’ingresso di Gesù a Gerusalemme e l’accoglienza entusiastica del popolo. La seconda è interamente dedicata alle parole pronunciate da Gesù che condannano gli ipocriti al tempio. La terza è l’Ultima Cena e la quarta ci porta nel Getsemani. La prima parte si conclude con l’arresto di Gesù. La seconda parte consiste nel processo di Gesù davanti al Sinedrio (scena 5), davanti a Pilato (scena 6) e infine ci conduce al Calvario (scena 7)”.
Ascoltiamo Golgotha nell’esecuzione dell’Orchestre Symphonique Choeur Faller e del Choeur de l’Universite de Lausanne diretti da Robert Faller con André Luy all’organo. Le voci soliste sono del soprano Wally Staempfli, del contralto Marie-Lise Montmollin, del tenore Eric Tappy e dei baritoni Pierre Mollet e Philippe Huttenlocher.