03/05 - 18.40
La decima puntata del ciclo La musica per pianoforte di Prokof’ev – I gesti da ascoltare, i suoni da vedere, a cura di Claudio Proietti, si concentra sull’opera 55. Il 1932 è forse il momento di massimo fulgore della stella di Prokof’ev in ambito internazionale. La sua musica viene ormai eseguita ovunque nel mondo. È amata dai massimi interpreti e dal pubblico e arrivano regolarmente proposte per nuovi lavori. Anche dalla Russia. Ciò significa rapporti sempre più stretti con gli artisti e le istituzioni sovietiche, viaggi sempre più frequenti, suggestioni sempre più intriganti. Tutto contribuisce a far germinare e a nutrire l’idea di rientrare in patria. E questo nonostante ormai al potere ci sia Stalin e il clima sia sempre più opprimente per artisti, pensatori e qualsiasi cittadino. Ma non c’è nulla da fare: da lì a tre anni arriveranno la decisione definitiva e il trasferimento a Mosca di tutta la famiglia con le tragedie successive. Per ora tuttavia la mente di Prokof’ev è totalmente rivolta alla creazione e così nel 1932 nasce il Quinto Concerto per pianoforte e orchestra op. 55. Pagina totalmente sperimentale che, al suo apparire, spiazza non poco le aspettative di pubblico e interpreti e che dovrà aspettare le esecuzioni esplosive di Sviatoslav Richter per trovare la sua giusta, anche se limitata, dimensione nel repertorio internazionale. Ovviamente a lui ci affideremo per il nostro ascolto.