18/05 - 22.18
In seconda serata Pierre Boulez dirige tre pagine di Igor Stravinskij alla testa dell’Ensemble Intercontemporain in una registrazione del 1982.
In apertura troviamo il Concertino per quartetto d’archi, composto originariamente per un complesso da camera, il Quartetto Flonzaley, e in seguito rielaborato per dodici strumenti a fiato e ad arco. Di questa pagina Boulez ha scritto: “Si è detto che Stravinskij non aveva il “dono melodico”. Rimane da sapere se non ha piuttosto amplificato e divulgato una costruzione melodica derivata da una certa forma di canto popolare. E forse precisamente in questo punto sorse il malinteso sui suoi temi “folcloristici” (non senza un po’ di cattiveria in questo epiteto impiegato così per indicare plagio e mancanza d’invenzione). La tendenza di Stravinskij alla fissità verticale del materiale sonoro, la ritroviamo in effetti sotto forma orizzontale. Poiché le note di un modo sono inizialmente determinate a una data altezza, le note di tutta la struttura melodica non usciranno dalla scala così stabilita. Come spesso non si utilizzano tutte le note del modo o come, nel caso contrario, i punti di appoggio hanno il posto preponderante, si coglie immediatamente l’aspetto statico rivestito da tale melodia sotto l’aspetto sonoro e credo sia proprio questo aspetto statico della scala a far denunciare una pretesa assenza di melodia”.
A seguire le Otto miniature strumentali per quindici strumentisti e il Concerto «Dumbarton Oaks» in mi bemolle maggiore per orchestra da camera.