Data: 25/05/2025
Città: Firenze
Luogo: Teatro del Maggio
Fino a 31/05/2025
Direttore: Markus Stenz
Orchestra: Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Musica: Hans Werner Henze
Regia: Daniele Menghini
“Un grande rischio e un grande spettacolo”, così Carlo Fuortes, sovrintendente del Maggio Musicale Fiorentino, annuncia la nuova produzione operistica dell’87esimo Festival. Per la prima volta Der junge Lord di Hans Werner Henze viene presentato in Italia in lingua originale dopo l’unica edizione in traduzione italiana realizzata alla fine degli anni ’60 del secolo scorso a Roma. L’occasione per scoprire “una perla del teatro lirico del Novecento”, continua Fuortes sottolinenando come “questa operazione rientri perfettamente nel Dna del Festival del Maggio”. Un’operazione costosa perché l’opera prevede, oltre a una forte presenza del coro, un nutrito cast composto da cantanti, attori, danzatori e circensi. “Un’operazione che il Maggio può sostenere anche grazie a un record di incassi. In questi primi mesi del 2025 – conclude Fuortes – abbiamo già incassato quanto in tutto il 2024”.
In scena al Teatro del Maggio domenica 25 maggio alle 17, mercoledì 28 alle 20 e sabato 31 maggio alle 15.30, Der junge Lord è diretto da Markus Stenz, che ne parla come di “un’opera che è già un classico, non un’operazione concettuale ma puro teatro, divertente e capace di far pensare senza mai essere didascalica”.
“Un’opera buffa deformata attraverso la lente dell’Espressionismo”, così la definisce il regista Daniele Menghini, che ne mette in risalto anche l’attualità: “La storia si svolge nel 1830, in un’Europa che, dopo la Rivoluzione Francese, si sta riconfigurando secondo i canoni della Restaurazione. Il tema è la paura del nuovo e del diverso, trattato con un tono satirico che mi ha spinto a impiegare un linguaggio visivo caricaturale ispirato a “Il lampione”, una rivista satirica fondata da Carlo Collodi a metà Ottocento”.
Sesta opera del catalogo di Henze, Der junge Lord fu composta nel 1964 su libretto della scrittrice Ingeborg Bachmann, la quale si ispirò alla fiaba La scimmia come uomo di Wilhelm Hauff, un favolista tedesco del 19esimo secolo. In un’immaginaria cittadina tedesca di provincia – che nelle scene di Davide Signorini il pubblico vedrà come da un imprevisto “dietro le quinte” – la vita degli abitanti viene stravolta dall’arrivo di un nobile inglese, l’enigmatico Lord Edgar con il suo improbabile seguito di personaggi bizzarri. Tra questi c’è anche il nipote, il giovane Lord Barrat, che attrae e inquieta gli altri protagonisti dell’opera con i suoi strani modi di fare. Pur di tenere il passo dei nuovi arrivati, gli abitanti cercano di compiacere in ogni modo il giovane Lord, salvo poi scoprire solo alla fine di essere stati ingannati: nei panni di Lord Barrat si cela infatti la scimmia ammaestrata di un circo. “E la scimmia, nel libretto di Bachmann, parla solo con le parole del Faust di Goethe – sottolinea Menghini – a ricordarci che anche qui si tratta di vendere l’anima al diavolo”.
Nella foto un particolare del manifesto di Gianluigi Toccafondo.