Data: 12/10/2025
Città: Firenze
Luogo: Teatro del Maggio
Fino a 19/10/2025
Direttore: Alexander Soddy
Orchestra: Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Musica: Giuseppe Verdi
Regia: Mario Martone
Il regno di Macbeth è un regno di morte, come suggerisce il sipario dipinto da Mimmo Paladino – ispirato all’affresco Il trionfo della morte di Palazzo Abattellis a Palermo – per la messa in scena del capolavoro verdiano in calendario al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino domenica 12 ottobre alle ore 17, martedì 14 e venerdì 17 ottobre alle ore 20 e domenica 19 ottobre alle ore 15.30.
Lo spazio e la regia dello spettacolo sono curati da Mario Martone mentre sul podio torna – dopo la Salome straussiana che ha inaugurato lo scorso 87esimo Festival del Maggio – Alexander Soddy.
Il cast vocale è formato da Luca Salsi come Macbeth; Vanessa Goikoetxea come Lady Macbeth; Antonio Di Matteo nei panni di Banco, al suo debutto al Maggio, e da Antonio Poli nella parte di Macduff. Elizaveta Shuvalova è la Dama di Lady Macbeth; Lorenzo Martelli interpreta Malcolm; Huigang Liu è un medico; Egidio Massimo Naccarato è un domestico e Lisandro Guinis è un sicario mentre Dielli Hoxha e Nicolò Ayroldi sono rispettivamente un araldo e la prima apparizione.
“Macbeth è un esempio perfetto di una tragedia marcata da tratti chiaroscuri – sostiene Alexander Soddy – e la musica che Verdi ha costruito intorno a essa è meravigliosa. È caratterizzata da aspetti che possiamo definire quasi ‘estremi’ e si sente in modo cristallino l’impronta energica del Verdi giovanile. In questa produzione abbiamo la fortuna di avere un cast davvero straordinario che – insieme a questa magnifica Orchestra e al Coro diretto dal maestro Fratini – sono capaci di trasmettere al pubblico tutti i colori e tutte le sfumature presenti nella partitura verdiana. Luca Salsi penso sia al momento il miglior Macbeth al mondo ed è davvero un immenso piacere poter lavorare al suo fianco; Vanessa Goikoetxea, che interpreta Lady Macbeth – a mio avviso uno dei ruoli verdiani più difficili ed estremi – è davvero eccezionale nel rendere sia vocalmente che scenicamente questa parte così complessa. Infine ci tengo a sottolineare come sia stimolante poter lavorare insieme a Mario Martone che fin da subito è stato capace di comprendere e di rendere scenicamente, e in modo assolutamente perfetto, la profondità di questo dramma”.
“Questo spettacolo – dichiara Mario Martone – è da un lato un viaggio interiore nella psiche di un uomo e di sua moglie, del rapporto ossessivo e inappagato che li lega indissolubilmente, dall’altro una manifestazione scenica delle forze che li manovrano, e che manovrano tutti noi, attraverso la presenza delle streghe. Noi crediamo di essere liberi ma le forze che muovono le nostre azioni sono innumerevoli, e vengono sia da dentro di noi come da fuori. Il fuori si manifesta solo in un momento nel Macbeth di Verdi, l’unico in cui si esce dal palazzo regale, un’apertura in cui appare un’umanità dolente, percossa dalla violenza della guerra e della stupidità criminale del potere. La psiche di chi governa è spesso particolarmente esposta all’azione sadica e beffarda delle streghe, e a pagarne le spese sono infiniti esseri umani al mondo. Viviamo un tempo in cui questo è purtroppo molto evidente”.
Il rapporto di Verdi con il teatro di Shakespeare si snoda lungo il corso di una lunga carriera costellata di progetti compiuti, come Macbeth, Otello e Falstaff e altri a lungo inseguiti ma mai realizzati, come Amleto, La tempesta, Re Lear. La prima occasione per cimentarsi con un soggetto del drammaturgo inglese arriva grazie ad Alessandro Lanari, impresario del Teatro della Pergola di Firenze, che commissiona al compositore una nuova opera per la stagione di Carnevale 1847.
Ambientato tra le brume scozzesi, Macbeth è un dramma fantastico dalle tinte fosche dove streghe e fantasmi sono i coprotagonisti del condottiero eponimo e della sua perfida sposa. La scelta del genere fantastico era piuttosto significativa poiché negli anni precedenti l’impresario Lanari aveva portato sulle scene fiorentine opere con soggetti romantici, quali Robert le Diable di Meyerbeer e Der Freischütz di von Weber. La nuova opera di Verdi sembrava quindi voler lanciare un guanto di sfida ai successi dei compositori d’oltralpe.
Fin dall’inizio il compositore ebbe le idee chiarissime sul significato della sua nuova opera che disegna la parabola discendente del protagonista trasformato in crudele assassino da un’ambizione sfrenata. Sete di potere, follia e morte segnano infatti il destino di Macbeth e della consorte, donna dall’animo nero nonché istigatrice degli orrendi delitti del marito.