I concerti dell’85º Festival del Maggio

La stagione dal vivo di RTC

Data: 08/10 - 20.30

Domenica 8 ottobre alle 20.30 trasmettiamo il concerto diretto da Daniele Gatti in Sala Mehta il 28 giugno 2023 per l’85º Festival del Maggio Musicale Fiorentino. Si tratta del secondo di tre appuntamenti dedicati all’esecuzione integrale delle sei sinfonie di Pëtr Il’ič Čajkovskij.

Alle sinfonie il compositore russo  ha dedicato quasi tutta la seconda metà della sua vita. Inoltre, la mole delle composizioni sinfoniche – Ouverture, Fantasie, Serenate, Suite, Danze, ecc. – rivela un’attitudine alla libera invenzione strumentale, che Čajkovskij non sempre adattava alla grande forma.  La sinfonia è stata per lui un contenitore in cui riversare il suo mondo sentimentale, allontanandosi spesso dagli schemi tradizionali. La Prima e la Seconda sinfonia sono le più legate alla tradizione russa per l’uso di materiali tematici popolari. La Terza risalta per la scrittura caratterizzata dal ricorso massiccio al contrappunto. La Quarta e la Quinta hanno forma ciclica adottando il principio del tema ricorrente. La Sesta, infine, si distingue per il finale innovativo, inaspettatamente chiuso da un tempo lento, il canto del cigno del compositore.

Il concerto del 28 giugno si apriva con la Sinfonia n. 2 in do minore op. 17, «Piccola Russia». Scritta tra l’estate del 1872 e l’inizio dell’anno successivo, fu eseguita per la prima volta a Mosca il 26 gennaio 1873 con successo. Tra il 1879 e il 1880 il compositore la revisionò intervenendo soprattutto sul primo movimento. Il titolo della sinfonia è legato all’uso di diversi canti popolari russi. In particolare nell’ultimo movimento è citato il tema della canzone popolare ucraina La gru.

In chiusura la Sinfonia n. 4 in fa minore op. 36. Scritta tra il 1876 e il 1878, testimonia di un periodo particolarmente difficile nella vita di Čajkovskij. Alla sua mecenate, la baronessa von Meck, che gli chiedeva lumi sui contenuti della sinfonia, il compositore rispose: “Come è mai possibile esprimere quelle sensazioni che proviamo allorché scriviamo un’opera strumentale che non ha in sé alcun soggetto definito? È un processo puramente lirico, una confessione musicale dell’anima, ove pullulano tante cose e che secondo la propria essenza si riversa in suoni, appunto come il poeta lirico si effonde in versi”.

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