La stagione dal vivo di RTC
Data: 15/10 - 20.30
Domenica 15 ottobre alle 20.30 trasmettiamo il concerto diretto da Daniele Gatti in Sala Mehta il 1 luglio 2023 per l’85º Festival del Maggio Musicale Fiorentino. Si tratta dell’ultimo dei tre appuntamenti dedicati all’esecuzione integrale delle sei sinfonie di Pëtr Il’ič Čajkovskij.
Alle sinfonie il compositore russo ha dedicato quasi tutta la seconda metà della sua vita. Inoltre, la mole delle composizioni sinfoniche – Ouverture, Fantasie, Serenate, Suite, Danze, ecc. – rivela un’attitudine alla libera invenzione strumentale, che Čajkovskij non sempre adattava alla grande forma. La sinfonia è stata per lui un contenitore in cui riversare il suo mondo sentimentale, allontanandosi spesso dagli schemi tradizionali. La Prima e la Seconda sinfonia sono le più legate alla tradizione russa per l’uso di materiali tematici popolari. La Terza risalta per la scrittura caratterizzata dal ricorso massiccio al contrappunto. La Quarta e la Quinta hanno forma ciclica adottando il principio del tema ricorrente. La Sesta, infine, si distingue per il finale innovativo, inaspettatamente chiuso da un tempo lento, il canto del cigno del compositore.
Il concerto del 1 luglio si apriva con la Sinfonia n. 1 in sol minore op. 29,«Sogni d’inverno». Terminata nel 1866, questa Sinfonia causò a Cajkovskij una forte depressione, a cui contribuirono le critiche dei suoi insegnanti del Conservatorio di Pietroburgo, Anton Rubinstein e Nicolai Zaremba. La partitura completa fu eseguita con successo a Mosca nel 1868 sotto la direzione di Nicolai Rubinstein. La seconda esecuzione avvenne solo sedici anni dopo in seguito a una revisione effettuata nel 1874. Il primo movimento, Allegro tranquillo, è intitolato Sogni di un viaggio d’inverno. Il secondo tempo, Adagio cantabile ma non tanto, è intitolato Terra desolata. Seguono lo Scherzo e il Finale.
In chiusura la Sinfonia n. 6 in si minore op. 64, «Patetica». Scritta tra febbraio e marzo 1893, l’ultima sinfonia di Čajkovskij è dedicata al nipote Vladimir L’vovic Davydov. Nove giorni dopo la prima esecuzione, avvenuta il 16 ottobre 1893, il compositore morì di colera. Così la Patetica è diventata un’impietosa confessione autobiografica prima del tragico commiato. La struttura sconvolge la retorica della sinfonia ottocentesca spostando nella parte finale il movimento lento, tradizionalmente collocato al centro. I passaggi dal fortissimo al pianissimo e i cambiamenti di tempo rivelano una nevrosi patologica che si nutre anche di citazioni dalla liturgia ortodossa dei defunti.
Foto di Marco Borggreve.