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Bernard Haitink dirige tre pagine scritte da Johannes Brahms alla testa della Royal Concertgebouw Orchestra.
In apertura ascoltiamo la Sinfonia n. 1 in do minore op. 68, che il compositore tedesco finisce di comporre nel 1876 dopo una gestazione lunga e faticosa iniziata nel 1855. Oltre a scacciare il fantasma di Beethoven, Brahms doveva confrontarsi con le aspettative che la scena musicale dell’epoca nutriva nei suoi confronti. Già famoso dappertutto, ancora non si era cimentato – nonostante avesse superato i quarant’anni – nel genere strumentale più illustre: la sinfonia.
A seguire l’Ouverture accademica op. 80, scritta nell’estate 1880 come ringraziamento per l’Università di Breslavia. Qui, l’ 11 marzo 1879, il compositore era stato insignito della laurea honoris causa in filosofia. Seguendo una tradizione già attiva dai tempi di Haydn, Brahms preparò per la cerimonia, avvenuta il 4 gennaio 1881, un’Ouverture basata su un pot-pourri di canzoni studentesche.
In chiusura la Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73, scritta di getto nel 1877 a poco più di un anno dalla presentazione al pubblico della sua Sinfonia n. 1. Definita “l’ultima sinfonia di Schubert” per il suo carattere melodico e cantabile, è stata anche etichettata come una composizione mozartiana per il nitore dell’orchestrazione. Brahms la definì “una suite di valzer”, “una piccola sinfonia gaia e innocente”.