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Carlo Maria Giulini dirige la Philharmonia Orchestra in due pagine di musica sacra di fine Ottocento firmate da Gabriel Fauré e da Giuseppe Verdi.
Scritto tra il 1887 e il 1890, il Requiem di Fauré è l’opera di un compositore non credente che rifugge dal confronto con la letteratura precedente. “Del mio Requiem – dichiarava l’autore – si è detto che non esprime la paura della morte, qualcuno l’ha chiamato una ninna nanna della morte. Ma questo è come io sento la morte: come una felice liberazione, un’aspirazione di felicità al di là, piuttosto che una transizione dolorosa”. Lo ascoltiamo con le voci soliste del baritono Gérard Souzay e del soprano Janet Baker. Quest’ultima è solista anche nel Te Deum, l’ultimo dei Quattro pezzi sacri di Verdi.
Anche in questo caso abbiamo a che fare con l’opera di un compositore non credente, che tra Otello e Falstaff trova consolazione nella scrittura di quattro pezzi – Ave Maria, Stabat Mater, Laudi della Vergine Maria e Te Deum – pubblicati da Ricordi nel 1898.