27/09 - 15.49
Evgenij Kissin interpreta Sergej Prokof’ev. L’ex bambino prodigio, diventato famoso a soli tredici anni, esegue tre brani del suo connazionale. Il primo che ascoltiamo è lo Studio op. 2 n. 3 in do minore, scritto da Prokof’ev nel 1909. Pianista “dalle dita e dai polsi d’acciaio”, come scrisse di lui un critico statunitense, Prokof’ev si era formato sotto la guida di Anna Esipova, a sua volta allieva di Leschetitzky. Nel 1914, a ventitré anni, vinse il Premio Rubinstein suonando proprio il suo Primo Concerto per pianoforte e orchestra, scritto tra il 1911 e il 1912. Di questo concerto avrebbe poi scritto: “Mi sembra che ci siano due generi di concerti: nel primo l’autore riesce ad accomunare lo strumento solista con l’orchestra, ma allora la parte del solista non è molto interessante per l’esecutore (il Concerto di Rimskij-Korsakov); nell’altro la parte del solista è magnifica ma l’orchestra la sentiamo come un di più (i Concerti di Chopin). Il mio Primo Concerto era più vicino al primo genere”. Lo ascoltiamo con i Berliner Philharmoniker diretti da Claudio Abbado. In chiusura la Sonata n. 6 op. 82 per pianoforte, scritta tra il 1939 e il 1940 nel clima sempre più teso con i vertici dell’Unione Sovietica. Dopo tanti anni Prokof’ev torna a misurarsi con un genere di tradizione secolare. La Sonata diventa per lui uno strumento per proseguire la sua ricerca linguistica evitando le accuse di “formalismo” con cui il regime staliniano colpiva le tendenze più sperimentali in campo artistico.