30/07 - 17.44
Ascoltiamo quattro estratti dagli Scherzi musicali composti da Claudio Monteverdi nel 1632 cantati dal soprano Emanuela Galli con l’ensemble La Venexiana diretto da Claudio Cavina. In apertura Sì dolc’è il tormento, seguito da Maledetto sia l’aspetto e da Quel sguardo sdegnosetto. In chiusura Eri già tutta mia. Di seguito i testi.
Sì dolce è ‘l tormento che in seno mi sta,
Ch’io vivo contento per cruda beltà.
Nel ciel di bellezza
S’accreschi fierezza
Et manchi pietà,
Che sempre qual scoglio
All’onda d’orgoglio
Mia fede sarà.
La speme fallace rivolgami il piè
Diletto né pace non scendano a me:
E l’empia ch’adoro
Mi nieghi ristoro
Di buona mercé:
Tra doglia infinita
Tra speme tradita
Vivrà la mia fé.
Per foco e per gelo riposo non ho,
Nel porto del Cielo riposo haverò.
Se colpo mortale
Con rigido strale
Il cor m’impiagò,
Cangiando mia sorte
Col dardo di morte
Il cor sanerò.
Se fiamma d’amore giammai non sentì
Quel rigido core che ‘l cor mi rapì.
Se niega pietate
La cruda beltate che l’alma invaghì.
Ben fia che dolente,
Pentita e languente
Sospirimi un dì.
Maledetto sia l’aspetto
che m’arde tristo me
poi ch’io sento rio tormento
poi ch’io moro ne ristoro
ha mia fè sol per te.
Maledetta la saetta
ch’impiagò ne morrò
così vuole il mio sole
così brama chi disama
quanto può che farò.
Donna ria morte mia
vuol così chi ferì
prende gioco del mio foco
vuol ch’io peni che mi sveni
morrò qui fiero dì.
Quel sguardo sdegnosetto
lucente e minaccioso
quel dardo velenoso
vola a ferirmi il petto
bellezze ond’io tutt’ardo
e son da me diviso
piagatemi col sguardo
sanatemi col riso.
Armatevi pupille
d’asprìssimo rigore
versatemi su’l core
un nembi di faville
ma’l labbro non sia tardo
a ravvivarmi ucciso
feriscami quel sguardo
ma sanimi quel riso.
Begl’occhi a l’armi
io vi preparo il seno
gioite di piagarmi
in fin ch’io venga meno
e se da vostri dardi
io resterò conquiso
ferischino quei sguardi
ma sanimi quel riso.
Eri già tutta mia,
Mia quel’ alma e quel core,
Chi da me ti desvia:
Novo laccio d’amore?
O bellezz’ o valore,
O mirabil constanza,
Ove sei tu?
Eri già tutta mia;
Hor non sei più.
Ah, che mia non sei più.
Sol per me gl’occhi belli
Rivolgevi ridenti,
Per me d’oro i capelli
Si spiegavan a i venti.
O fugaci contenti,
O fermezza d’un core,
Ove sei tu?
Eri già tutta mia;
Hor non sei più.
Ah, che mia non sei più.
Il gioir nel mio viso:
Ah che più non rimiri.
Il mio canto, il mio riso
È converso in martiri.
O dispersi sospiri,
O sparita pietate,
Ove sei tu?
Eri già tutta mia;
Hor non sei più.
Ah, che mia non sei più.