Oggi pomeriggio vi proponiamo i tre concerti per strumento solista e orchestra scritti da Robert Schumann tra il 1841 e il 1853.

Procediamo in ordine cronologico partendo dal Concerto in la minore per pianoforte e orchestra, op. 54 composto fra il 1841 e il 1845. Nato in due momenti diversi – dapprima solo il primo movimento come autonomo “pezzo da concerto”, e in un secondo momento trasformato in vero e proprio concerto con l’aggiunta di un tempo lento centrale e di un brillante finale – il Concerto op. 54 riprende l’idea unitaria di Mendelssohn, cioè del collegamento tra i movimenti. Lo ascoltiamo nell’esecuzione di Rudolf Serkin al pianoforte con la Philadelphia Orchestra diretta da Eugene Ormandy.

Il Concerto in la minore per violoncello e orchestra op. 129 prese forma nel 1850 in pochi giorni. A testimonianza di quanto Schumann tenesse a questo lavoro, la moglie Clara Wieck ricorda che ne corresse la partitura qualche anno più tardi, già minato dai disturbi mentali che lo avrebbero portato alla pazzia. Il violoncello ha un ruolo di assoluto protagonista rispetto a un’orchestra dalle sonorità delicatamente malinconiche. Lo ascoltiamo nell’esecuzione della London Philharmonic Orchestra diretta da John Barbirolli con Gregor Piatigorsky al violoncello.

Scritto nel 1853, il Concerto per violino e orchestra in re minore nacque su sollecitazione del violinista Joseph Joachim, che poi non volle eseguirlo. Il rapporto tra solista e orchestra cambia nei tre movimenti. Nel primo il violino e l’orchestra sono sempre contrapposti mentre nel secondo e nel terzo prevale un dialogo che arriva a momenti di integrazione sinfonica. Lo ascoltiamo con Thomas Zehetmair al violino e la Philharmonia Orchestra diretta da Christoph Eschenbach.