Stamani vi proponiamo la Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90 di Johannes Brahms nell’esecuzione dell’Orchestra della Suisse Romande diretta da Ernest Ansermet in una registrazione del 1963.

Composta a Wiesbaden nell’estate del 1883, la Sinfonia n. 3 segna il ritorno di Brahms al genere sinfonico dopo sei anni di silenzio, successivi alla Seconda. La prima esecuzione, diretta da Hans Richter a Vienna il 2 dicembre dello stesso anno, fu accolta con grande favore da pubblico e critica, consolidando l’immagine di Brahms come erede legittimo della tradizione beethoveniana.

Definita da Clara Schumann “la sinfonia dell’idillio”, l’opera unisce compattezza strutturale e lirismo intimistico. Il motto tematico fa-la bemolle-fa (spesso letto come “frei aber froh”, libero ma felice) funge da nucleo generatore e attraversa i quattro movimenti, conferendo all’intera partitura un’unità ciclica. Rispetto alla monumentalità beethoveniana o al fervore poetico di Schumann, Brahms sceglie un linguaggio più concentrato, che predilige la continuità tematica e un’elaborazione contrappuntistica di grande raffinatezza.

L’Allegro con brio iniziale alterna slancio eroico e morbide aperture liriche; l’Andante dispiega un’intimità quasi cameristica; il poco allegretto del terzo movimento sostituisce al consueto scherzo una pagina malinconica e meditativa, tra le più celebri dell’intero ciclo sinfonico brahmsiano; il finale rinuncia alla consueta apoteosi orchestrale per chiudersi in dissolvenza, raro esempio di conclusione in pianissimo che suggella l’opera.

La Terza rappresenta così un momento di sintesi nella produzione orchestrale di Brahms: un lavoro in cui tradizione e innovazione convivono in equilibrio, e che continua a essere letto come una delle risposte più originali al lascito beethoveniano nella seconda metà dell’Ottocento.