Le fantasie di Beethoven, Schubert e Schumann

15/12 - 13.33

Le fantasie di Beethoven, Schubert e Schumann sono al centro di questo ascolto che vede protagonisti i pianisti Rudolf Buchbinder e Maurizio Pollini.

Seguendo un itinerario cronologico, vi proponiamo in apertura la Fantasia in si maggiore op. 77  di Ludwig van Beethoven suonata da Rudolf Buchbinder. Scritta nel 1809, questa Fantasia presenta bruschi scarti iniziali, alla ricerca di una stabilità che stenta a trovare. Costituita da un unico movimento divisibile in due parti, la partitura si apre in maniera rapsodica, alternando elementi contrastanti per poi svilupparsi all’insegna del pianismo brillante tardo-settecentesco. Maggior equilibrio caratterizza la seconda parte, in cui uno stesso episodio viene sviluppato attraverso sempre più elaborate ornamentazioni del tema principale.

Scritta nel 1822, la Fantasia in do maggiore D. 760 Wanderer è la composizione tecnicamente più impegnativa fra quelle di Schubert per pianoforte. Ma il virtuosismo diventa, come suggerisce Piero Rattalino, “un esempio di delirante immaginazione sonora che fantastica di effetti possibili sul pianoforte senza tener conto, se non in modo ipotetico, della possibilità di realizzarli”. La suona Maurizio Pollini, interprete anche della Fantasia in do maggiore op. 17 di Robert Schumann.

Composta nel 1836, rivista nel 1838 e pubblicata nel 1839, questa fantasia era nata per raccogliere fondi per la costruzione di un monumento a Bonn in onore di Beethoven. Ma nel 1836 Schumann, oltre a perdere la madre, soffrì per la lontananza di Clara Wieck. Il vecchio padre di Clara era infatti ostile al matrimonio della figlia con il musicista. A questa lontananza dolorosa fa riferimento lo stesso Schumann in una lettera a Clara del marzo 1836, in cui scrive: “II primo tempo è davvero quanto di più appassionato abbia mai fatto: un profondo lamento per te”.

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