Il maestro già martellava il pianoforte

Il maestro già martellava il pianoforte – Vita e musica di Giacomo Puccini ricorda il grande compositore nel centenario dalla scomparsa. Un omaggio doveroso non solo a un compositore di grande importanza, perché è l’anello di collegamento fra la tradizione operistica italiana e la modernità, ma anche a un esponente della nostra terra. Puccini a dire il vero non avrebbe bisogno di festeggiamenti particolari, perché si difende benissimo da solo sulle tavole dei palcoscenici di tutto il mondo: né ha bisogno di particolari riscoperte perché non è mai uscito dall’affetto del pubblico che è il motivo primo del suo successo. Pubblico che spesso ha preceduto i critici e i cosiddetti “competenti” nel comprendere e sostenere Puccini.

La maniera migliore di parlarne è quindi in tutta semplicità, cercando di eliminare le sovrastrutture che gli sono state applicate, anzi cercando di imparare a parlare come lui e descriverlo con le parole del suo stesso linguaggio. Ripercorreremo quindi la sua vita e le sue opere, dai primissimi pezzi per organo scritti nell’adolescenza a Turandot, ma cercheremo anche di entrare nel suo momento più segreto, quello della creazione musicale.

Il titolo riprende una frase del suo librettista e biografo Giuseppe Adami, che ricorda come il nucleo primo del suo metodo di composizione fossero le lunghe nottate in solitudine ad improvvisare – o, come diceva Puccini, a preludare – sul suo pianoforte. Ci trasferiremo quindi idealmente al pianoforte di Puccini, come fossimo nel suo salotto e studio.

Con Puccini c’è un paradosso, che mentre la sua vita è documentata con molta precisione, e su certe parti della sua attività creativa come per esempio la sceneggiatura dei libretti sappiamo molte cose, in qualche maniera ci rimane elusiva proprio la sua creatività musicale. E forse la maniera più autentica dalla quale guardare Puccini è proprio tramite la sua musica, usandola alla rovescia come una lente di ingrandimento sul suo autore.

a cura di Luca Giovanni Logi,

in onda dal 1 aprile ogni lunedì alle 18.40

Puntate

Tosca

Giulio Ricordi, incassato il successo de La Bohème, affida a Puccini, affiancato da Illica e Giacosa, il libretto di Tosca, addirittura togliendo il soggetto a un suo altro compositore che già ci lavorava, Alberto Franchetti. Tosca è il terzo successo consecutivo di Puccini; ma il destino lo attendeva su un treno fra Milano e Torino. 


La Bohème

Dedichiamo questa puntata interamente a La Bohème e al gruppo che affiancò Puccini nello scriverla: i due poeti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, e in panchina come coordinatore Giulio Ricordi. Quattro personalità difficili ma anche quattro ingegni che, scontrandosi più che incontrandosi, dettero al mondo tre opere fra le più belle di tutti i tempi. 


Nel 1893, quindi a ben 34 anni, Puccini giunge finalmente al successo con Manon Lescaut; apparentemente Giulio Ricordi ha trovato il successore di Verdi, cioè colui che potrà garantire con i suoi successi l’attività della casa. Ma già da 1891 Puccini ha trovato nell’improbabile microcosmo di Torre del Lago il luogo dove trovare rifugio e ispirazione. 


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