Il teatro musicale di Ferruccio Busoni

Nel centenario della morte di Ferruccio Busoni, quattro incontri per approfondire il teatro musicale del compositore empolese, ancora oggi poco conosciuto e in attesa del dovuto riconoscimento. Parte centrale della sua estetica e del suo impegno creativo, Busoni manifestò sempre un grande amore per l’opera e per i due autori, a suo giudizio, massimi rappresentanti di questo genere musicale: Mozart (per lui “genio a metà latino”) e Verdi. Seppure basate su libretti tedeschi, scritti dal compositore stesso, queste opere rappresentano anche il massimo tentativo di Busoni nel ricongiungersi alle sue origini italiane e nella sempre difficile ricerca della propria identità artistica.

a cura di Maurizio Biondi,

in onda il martedì alle 18.40

Puntate

Doktor Faust

Quarta e ultima opera di Busoni, il Doktor Faust, avrebbe dovuto rappresentare, nell’intenzioni del compositore, la creazione culminante, il punto d’arrivo, la sintesi di un intero percorso creativo. Ma il progetto, forse anche in virtù di questa problematica ambizione, sarebbe rimasto incompiuto. Legata in modo molto parziale al capolavoro letterario di Goethe, ancora meno al dramma di Marlowe, l’opera si rifà in buona misura alla tradizione dei Faustpuppenpiele, spettacoli di marionette nati attorno alla figura del celebre dottore che stringe un patto con il diavolo. Creazione quanto mai stratificata, nella quale convivono i più diversi registri stilistici, il Doktor Faust rispecchia il compositore nella sua poliedrica, complessa, affascinante personalità, l’idea di un teatro nel quale gioco, finzione, irrealtà si mescolano a elementi filosofici ed esistenziali, a private proiezioni autobiografiche dell’autore nei suoi personaggi.


Arlecchino

Ancora concepita come unione di canto e parlato – con l’aggiunta di Sprechgesang, forma intermedia di recitazione ritmica e appena intonata – Arlecchino, “capriccio teatrale in un atto” approfondisce, in chiave decisamente novecentesca, la sperimentazione teatrale di Busoni, pur guardando con nostalgia al mondo delle maschere italiane, della Commedia dell’arte, del teatro musicale settecentesco. Dietro apparente disimpegno e leggerezza, quest’opera nata negli anni delle Grande Guerra, contiene anche squarci dolenti e oscuri, riflessioni profonde, seppure solo accennate, sulla natura umana.


Turandot

Terza opera in ordine cronologico – ma che nell’accoppiamento teatrale scelto da Busoni precede Arlecchino, in realtà composto prima – Turandot, “fiaba cinese” tratta da Gozzi, offre al compositore l’occasione per sperimentare il genere del Singspiel, genere operistico tedesco con dialoghi parlati, e soprattuto evocare Il Flauto magico di Mozart, cioè l’opera più amata dal compositore e, per lui, modello assoluto di teatro musicale. La concomitanza del soggetto con l’omonima opera di Puccini aggiunge ulteriori motivi di riflessione sulla particolare natura della drammaturgia busoniana.


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