Come l’op.2, anche l’op.10 comprende tre sonate: rispetto alle precedenti, nelle prime due si abbandona il modello in quattro movimenti a favore di quello in tre, in generale di dimensioni decisamente più concise. Dunque un rinnovamento dei modelli già sperimentati, con la comparsa di un elemento non molto valorizzato nella poetica beethoveniana: quell’elemento umoristico-grottesco ben messo a fuoco in alcuni scritti critici di Alfred Brendel, che è anche l’interprete delle esecuzioni proposte.