Non solo Carl Orff. La fama dei Carmina Burana oggi si lega all’omonima cantata scenica scritta nel Novecento dal compositore tedesco. Ma all’Amiata Piano Festival sarà possibile ascoltare le versioni originali di queste affascinanti musiche, custodite in preziosi codici miniati risalenti al Medioevo. Venerdì 28 giugno alle 19 al Forum Bertarelli di Poggi del Sasso arriva il Theatrum Instrumentorum. Si tratta di uno tra i gruppi italiani di punta nel panorama europeo della musica antica. L’ensemble diretto da Aleksandar Sasha Karlić porterà sul palco strumenti come la cornamusa, la viella, la ghironda, il liuto o la cennamella (il progenitore dell’oboe). Così farà rivivere la magia di alcuni di questi canti che risalgono al 12esimo e 13esimo secolo.

“I Carmina Burana sono un caleidoscopio di argomenti, stati d’animo, linguaggi musicali e poetici”, spiega Karlić. “Qui convivono innovazione e tradizione, gregoriano e prima polifonia, ritmi di danza e inni popolari. Probabili autori di gran parte di questi canti erano i cosiddetti Clerici vagantes. Si trattava di studenti – monaci (laici o ecclesiastici) girovaghi, dalla vita spesso a dir poco disordinata. Costoro erano fieri oppositori, spesso coltissimi, dei tre pilastri della società medievale – il clero, la nobiltà, i contadini – ed erano talvolta visti dal potere come una sfida all’ordine costituito. Ecco perché alcuni Carmina sono pervasi da intensa devozione religiosa o da dotte riflessioni teologiche. Ma in altri troviamo invece la denuncia dell’ipocrisia dei potenti, l’esaltazione della natura e dei sensi, il desiderio di una vita di libertà e di piacere”.

photo credits Andrés Belsito