Cecilia Bartoli è Alcina

Data: 18/10/2022

Città: Firenze

Luogo: Sala Zubin Mehta

Fino a 26/10/2022

Direttore: Gianluca Capuano

Orchestra: Les Musiciens du Prince - Monaco

Musica: Georg Friedrich Händel

Regia: Damiano Michieletto

Cecilia Bartoli è Alcina, la maga protagonista dell’opera di Georg Friedrich Händel ispirata al settimo canto dell’Orlando furioso di Ariosto. Il grande mezzosoprano torna al Maggio Musicale con questo capolavoro barocco alla sua prima rappresentazione assoluta a Firenze. Gianluca Capuano è alla testa de Les Musiciens du Prince – Monaco mentre Damiano Michieletto firma la regia.

Accanto a Cecilia Bartoli troviamo Carlo Vistoli come Ruggiero, Lucía Martín-Cartón come Morgana e Kristina Hammarström nel ruolo di Bradamante. Petr Nekoranec è Oronte mentre Riccardo Novaro interpreta il ruolo di Melisso. Il ruolo di Oberto è sostenuto da un giovane cantore del Wilten Boys’s Choir/Innsbruck.

La prima è martedì 18 ottobre alle ore 19 in Sala Mehta. Repliche giovedì 20 alle ore 19, sabato 22 ottobre alle ore 18, lunedì 24 e mercoledì 26 ottobre alle ore 19. La durata dello spettacolo, intervallo compreso, è di 3 ore e 45 minuti.

Sabato 8 ottobre alle ore 17.30 nel foyer di galleria, per il ciclo Oltre il Sipario prima le parole, poi la musica, il critico musicale Alberto Mattioli presenta l’opera. Inoltre, prima di ogni recita, Maddalena Bonechi terrà una guida all’ascolto nel Foyer della Sala Zubin Mehta. Per la recita di sabato 22 alle ore 18 si può usufruire dell’iniziativa Crescendo: teatro in gioco, giocare in teatro. Mentre i grandi assistono all’opera i bambini sono accolti in una sala da educatori con giochi, musiche e storie legate all’opera in programma.

Les Musiciens du Prince – Monaco si sono formati nel 2016 su iniziativa di Jean-Louis Grinda e della stessa Cecilia Bartoli, che ne è anche direttrice artistica. La compagine monegasca è composta da alcuni dei migliori interpreti di strumenti antichi della scena internazionale. L’orchestra si concentra sui più grandi compositori del periodo barocco, come Händel e Vivaldi, ma anche sul repertorio rossiniano. La ricerca musicale privilegia spartiti inediti o di rara esecuzione.

“Questa produzione – ha dichiarato Damiano Michieletto – funziona davvero perfettamente nello spazio della Sala Mehta. Questo deriva dal fatto che il mondo barocco è intimo, non ci sono vocalità melodrammatiche né orchestrazioni telluriche. Anche le storie accarezzano aspetti molto intimi dei personaggi. Al centro della messinscena c’è il tema dell’illusione, dell’inganno, di una doppia dimensione della realtà. Alcina, che in Ariosto attira gli uomini nella sua isola con l’inganno, qui appare mossa dalla paura della fine, della perdita”. Così la scena è divisa in due da uno specchio/schermo che separa e unisce evidenziando il conflitto fra realtà e illusione.

Alcina debuttò al Covent Garden di Londra il 16 aprile 1735 riscuotendo un enorme successo. Due anni prima Händel aveva dovuto lasciare il King’s Theatre a un’impresa rivale e trasferirsi nel nuovo teatro londinese. Lì diede vita alle sue ultime opere, particolarmente curate e sontuose negli allestimenti. La maga Alcina, grazie a un sortilegio, tiene legato a sé il cavaliere Ruggiero in un’isola incantata. Ma grazie all’intervento di Bradamante, Ruggiero riacquisterà coscienza e abbandonerà la maga nella disperazione. Tra apparizioni, magie, travestimenti e cambi di scena a vista, le arie dei solisti sono il cuore pulsante dell’opera. Tra queste “Ombre pallide”, cantata da Alcina, e “Verdi prati, selve amene”, intonata da Ruggiero.

Foto di Matthias Horn

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