Potremmo chiamarli i magnifici otto i protagonisti del concerto in cartellone al Chigiana International Festival di Siena. A ricordarci che il Festival è una fucina d’incontri musicali ecco le “legend chigiane” (docenti e ospiti abituali della manifestazione) incontrare sul palco i giovani allievi per un’ottetto all stars. L’appuntamento è venerdì 19 luglio alle 21.15 al Teatro dei Rinnovati con Boris Belkin (violino), Antonio Meneses (violoncello), Giuseppe Ettorre (contrabbasso) e Alessandro Carbonare (clarinetto) sul versante dei maestri. Su quello degli allievi troviamo Sarah Carbonare (fagotto), Alessandro Mingrone (violino), Daniel Palmizio (viola) e Vincenzo Schiavello (corno).

I magnifici otto si ritrovano alla pari come interpreti di due capolavori tanto apparentemente distanti, quanto vicini sotto certi aspetti. A unirli sono infatti il gusto per la sorpresa e il cambiamento repentino all’interno di un continuum. Nell’Ottetto op. 166 D.803 di Schubert dominano la ricercatezza timbrica e l’elaborazione melodica. In Charisma di Xenakis dominano, invece, i parametri del ritmo e una veemente dinamica.

Il concerto sarà introdotto da un incontro alle 18.30 nelle sale del Complesso museale di Santa Maria della Scala. Ospite del terzo appuntamento con i Chigiana Lounge, curati da Stefano Jacoviello, è Gianluigi Mattietti. Suonare il libro del mondo è il titolo dell’intervento del critico musicale e docente all’Università di Cagliari e al Conservatorio di Parma.

L’Ottetto di Schubert fu scritto nel 1824, su commissione del clarinettista conte Ferdinand Troyer. Questi chiese a Schubert di modellarlo  su di un’hit del tempo: il Settimino in mi bemolle maggiore op. 20 di Beethoven. Con il modello l’Ottetto condivide il giro armonico delle tonalità fra i vari tempi e l’articolazione in otto movimenti. Segni che testimoniano come sia Beethoven che Schubert avessero in mente i generi ‘leggeri’, di ‘intrattenimento’, largamente praticati da Haydn e da Mozart. In compenso, però, Schubert aggiunge un secondo violino all’organico beethoveniano. E soprattutto lavora di cesello sugli impasti timbrici e i confronti, nonché gli amalgama, fra gli armonici dei diversi strumenti.

In tutto l’Ottetto si ritrovano i tratti più marcatamente schubertiani. Nelle lunghe ripetizioni motivi e incisi sono sottoposti a un cangiante caleidoscopio armonico. Le modulazioni di tonalità in tonalità sono talvolta davvero audaci. Frequenti e improvvisi sono anche i cambi di atmosfera e di luce dati da passaggi non preparati e del tutto non ortodossi fra modo maggiore e modo minore. Le figure ritmiche sono usate come elemento unificante e marchio di riconoscimento. Eppure, è proprio l’aspetto del dialogo, della contrapposizione e della fusione fra timbri anche lontani a dominare. L’accento, insomma, è sul meno definibile dei parametri musicali, il colore timbrico, piuttosto che sull’invenzione melodica.

Anche in Charisma (1971) di Iannis Xenakis troviamo il confronto fra uno strumento ad arco dall’estensione relativamente grave (il violoncello) con uno strumento a fiato di grande agilità (il clarinetto). I mutamenti repentini assumono in Xenakis anche tratti di brutalità in questa partitura dove l’invenzione sui parametri dell’agogica e della dinamica diventano centrali.

Nella foto Giuseppe Ettorre.