Diego Ceretta dirige il Concerto di Natale dell’Ort, come di consueto in tournée in Toscana e non solo dal 15 al 24 dicembre. In programma il Divertimento per archi K.136 di Mozart, seguito dalle Variazioni su un tema rococò di Čajkovskij con Erica Piccotti al violoncello. In chiusura la Sinfonia n.8 di Dvořák.
Quasi coetanei, Erica Piccotti e Diego Ceretta, direttore principale dell’Orchestra della Toscana da questa stagione, rappresentano la ‘meglio gioventù’ musicale italiana, quella generazione di ventenni che si sta facendo largo nei cartelloni internazionali.
Erica Piccotti si sta perfezionando in Germania, dopo un periodo trascorso a Berna, dove è arrivata dopo essersi formata fra il Conservatorio di Roma, l’Accademia Stauffer di Cremona e la Chigiana di Siena. L’Italia, del resto, l’ha sempre sostenuta, come testimonia l’onorificenza di Alfiere della Repubblica, “per gli eccezionali risultati in campo musicale in giovane età”, conferitale dal Presidente Giorgio Napolitano.
Con l’Ort suona le Variazioni su un tema rococò di Čajkovskij, partitura tanto amata quanto temuta per l’abilità tecnica che richiede. Qui Čajkovskij, a fine Ottocento, si volge con nostalgia al secolo precedente, identificato con Mozart. Ed è proprio Mozart ad aprire il concerto con il Divertimento K.136, piccola pagina scritta nel 1772, all’età di sedici anni, in uno stile cristallino, alla maniera italiana. Chiude il programma la Sinfonia n.8 scritta da Dvořák nel 1889. Il fiorire delle melodie, la tendenza alla sospensione, l’oscillare tra modo maggiore e modo minore e la ripetizione di sezioni tematiche vi evocano il fantasma di Schubert.

Calendario

venerdì 15 dicembre, Cortona (Arezzo), Teatro Signorelli, ore 21.15
martedì 19 dicembre, Poggibonsi (Siena), Teatro Politeama, ore 21
mercoledì 20 dicembre, Imola, Teatro Stignani, ore 21
giovedì 21 dicembre, Piombino (Livorno), Teatro Metropolitan, ore 21
sabato 23 dicembre, Figline (Firenze), Teatro Comunale Garibaldi, ore 21
domenica 24 dicembre, Firenze, Teatro Verdi ore 17

Foto di Marco Borrelli