Città: Firenze
Luogo: Museo Marino Marini
Fino a 30/05/2022
Artista: Marino Marini
È visitabile fino al 30 maggio Pas de deux. Marino Marini Igor Stravinskij, la mostra curata da Luca Scarlini per il Museo Marino Marini di Firenze. L’esposizione documenta le tappe inedite dell’incontro avvenuto nel 1948 all’interno della galleria d’arte newyorkese Curt Valentine. Lo testimoniano le acqueforti della serie Marino to Stravinskij, le litografie Personnages du sacre du printemps e l’unica scenografia mai realizzata da Marini, quella per la rappresentazione de La sagra della primavera alla Scala nel 1972. Sul podio c’era Bruno Maderna mentre John Taras firmava le coreografie, protagonista l’étoile Natalia Makarova, da poco transfuga in occidente. Andati dispersi dopo il debutto, i fondali sono proiettati in formato digitale. Uno di essi è riprodotto su tela. L’allestimento è a cura di Marisa Coppiano.
Al primo piano del museo sono esposti dipinti dedicati ad attori, danzatori e giocolieri e incisioni originali a tema teatrale. In prestito dalla Fondazione Marino Marini di Pistoia le acqueforti e le litografie realizzate tra il 72 e il 74 in ricordo dell’amico scomparso nel 1971. Ci sono poi il ritratto in bronzo di Stravinskij, che il musicista definì “straordinariamente bello”, e una serie di materiali – tra biglietti e scambi epistolari – che documentano i rapporti tra i due.
“Gli incontri tra artisti di diverse discipline generano eredità ricche”, spiega Scarlini, collaboratore di numerose istituzioni teatrali italiane e europee. “Il Novecento è stata epoca di grandi incontri: il lavoro di artisti notissimi con compositori illustri nasceva in base ad affinità elettive. Il ballo per Marino era stato una seduzione importante fin dalla giovinezza. Lo dimostrano la nutrita sequenza delle danzatrici, di grandi e piccole dimensioni, e i numerosi lavori pittorici e di incisione. Pas de deux: Marino Marini Igor Stravinskij narra con opere inedite o poco viste la storia di un’amicizia. Un rapporto basato anche sulla condivisione di un sentimento dell’arte come evocazione di antichi ritmi vitali, che il secolo scorso aveva riscoperto dopo un lungo oblio”.
Foto di Giovanni De Stefano