Protext! Quando il tessuto si fa manifesto

Città: Prato

Luogo: Centro Pecci

Fino a 14/02/2021

Si intitola Protext! Quando il tessuto si fa manifesto la mostra a cura di Camilla Mozzato e Marta Papini aperta fino al 14 febbraio 2021 al Centro Pecci di Prato. Ci proteggono dal freddo o dal caldo, simboleggiano tradizioni, rivelano lo stato sociale. Sono prodotti secondo processi tradizionali, i diktat del fast fashion o le logiche del riciclo, arredano le nostre case. I tessuti riguardano democraticamente tutti, ancora oggi. La mostra ne esplora l’utilizzo come mezzo di rappresentazione del dissenso. Striscioni, stendardi, t-shirt, arazzi artigianali, quilting: sono strumenti che hanno dato voce nel mondo a istanze di protesta spontanee. Non sorprende, quindi, che la più recente generazione di artisti prenda in considerazione l’uso del tessuto e le sue diverse declinazioni formali come pratica artistica trasgressiva.

Seguiamo un filo logico, camminiamo sul filo del rasoio, parliamo con un filo di voce, abbiamo ancora un filo di speranza, ci basta un filo di luce, ma perdiamo il filo del discorso. Il linguaggio che deriva dalla pratica tessile, è profondamente legato alla filosofia, alla storia, alla letteratura e quindi all’essere umano.
Nel corso del XX secolo, moltissimi artisti si sono avvicinati all’uso del tessile, spinti dalla volontà di sperimentare, ma anche di recuperare materiali e tecniche tradizionali. Negli anni Settanta l’associazione con il femminile, il domestico e l’artigianale sembra ridimensionarne il valore artistico, invece stimola la sperimentazione di artiste femministe che fanno del tessile un manifesto delle politiche di emancipazione.

Attraverso le opere di Pia Camil, Otobong Nkanga, Tschabalala Self, Marinella Senatore, Serapis Maritime Corporation, Vladislav Shapovalov e Güneş Terkol, Protext! dà voce a una pratica artistica che utilizza il tessuto come strumento capace di incanalare ed esprimere le istanze della protesta, dell’identità, dell’appartenenza.

Nella foto: Güneş Terkol , Gap the Bridge, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, 2020

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