11/05 - 15.40
Oggi pomeriggio vi proponiamo due assaggi dal repertorio cameristico di Franz Schubert. Apre l’ascolto il Quartetto in sol maggiore D. 887 nell’esecuzione del leggendario Quartetto Italiano. A seguire l’Ottetto in fa maggiore per clarinetto, fagotto, corno, due violini, viola, violoncello e contrabbasso D. 803 eseguito dal Melos Ensemble.
L’ultimo dei quartetti d’archi di Schubert presenta almeno tre aspetti degni di nota. Il primo riguarda la scelta, inusuale per Schubert, della tonalità, la stessa utilizzata nel ciclo di lieder Die schöne Müllerin a indicare l’ardore della giovinezza, qui alternata al mi minore e al si minore in un ambiguo gioco di chiaroscuri. Il secondo riguarda la scrittura “orchestrale” del Quartetto, di particolare complessità sia nelle struttura che nelle linee tematiche. Il terzo, infine, riguarda il ruolo prevalente del violoncello che determina il colore dell’intero brano.
L’Ottetto fu scritto da Schubert nel 1824, su commissione dell’intendente dell’arciduca Rodolfo, il conte Ferdinand Troyer, clarinettista dilettante. Troyer chiese a Schubert una composizione “esattamente come il Settimino di Beethoven”. E Schubert compose un lavoro rigorosamente aderente al modello, con lo stesso organico (il Settimino diventa Ottetto solo per l’aggiunta di un violino ), lo stesso numero di movimenti (sei) e lo stesso ordine in cui sono disposti. Nonostante il modello beethoveniano, la scrittura, lirica e malinconica, è completamente originale.