Con il quartetto in la minore – il secondo per il principe Galitzin, che solo per ragioni editoriali reca il numero d’op. 132 – Beethoven rompe decisamente gli argini del genere cameristico. Al posto dei tradizionali quattro movimenti, ne abbiamo ora cinque articolati in sei fasi. Vi trovano posto, con le nuove concezioni beethoveniane dell’elaborazione tematica e del contrappunto, un recitativo memore della Nona Sinfonia e la più intensa preghiera strumentale mai uscita dalla penna di un compositore.