13/09 - 16.41
Questo pomeriggio ascoltiamo la Sonata per violino e pianoforte in la maggiore op. 47 “A Kreutzer” di Ludwig van Beethoven nell’esecuzione di Viktoria Mullova al violino e Kristian Bezuidenhout al fortepiano.
Scritta nel 1802-1803, durante gli anni della cosiddetta “seconda maniera” e pubblicata nel 1805, questa Sonata fu dedicata al violinista francese Rodolphe Kreutzer, che tuttavia non la eseguì mai, giudicandola “incomprensibile” e “troppo difficile”.
Siamo di fronte a una svolta nella concezione del duo violino-pianoforte: non più un dialogo galante o un equilibrio di ruoli, ma un confronto drammatico e quasi sinfonico, dove entrambi gli strumenti si sfidano su un piano di parità. L’ampiezza formale, la densità del discorso musicale e la scrittura virtuosistica superano di gran lunga le convenzioni della sonata da camera settecentesca, anticipando l’estetica romantica.
Il Primo movimento, un’ampia introduzione lenta seguita da un Allegro appassionato, mette subito in luce la tensione retorica e la forza propulsiva che animano l’opera. L’Andante con variazioni del secondo movimento introduce un respiro lirico e meditativo, ma non rinuncia a tratti di vivace brillantezza, quasi a suggerire un dialogo multiforme e instabile. Il Finale (Presto), di impianto quasi concertante, chiude con energia impetuosa, affidandosi a un perpetuo moto ritmico che trascina i due strumenti in una corsa febbrile.
Criticamente, la Kreutzer è considerata un paradigma della poetica beethoveniana dell’eroico e del conflittuale: una “sinfonia per due strumenti” che inaugura un linguaggio cameristico nuovo, teso e monumentale, al limite del genere stesso. Non a caso Tolstoj ne fece il fulcro del suo romanzo La sonata a Kreutzer, percependone il carattere viscerale e perturbante.